Come molti filosofi naturali Vittoriani, John
Tyndall era affascinato da una grande varietà di domande. Mentre
stava preparando un importante trattato su "il calore come una
modalità di movimento", concentrò la sua attenzione sulla
geologia. Tyndall possedeva una grande conoscenza di base sul soggetto,
perché era un alpinista convinto (nel 1861 effettuò la
prima salita del Weisshorn). Possedendo familiarità con i
ghiacciai, si convinse delle prove - oggetto di accesi dibattiti tra
gli scienziati del suo tempo - che decine di migliaia di anni fa,
colossali strati di ghiaccio avevano ricoperto tutte le regioni del
Nord Europa. Come può cambiare il clima in modo così
radicale? |
- LINKS
-
Discussione completa in <=Cicli climatici
|
Una possibile risposta era che era cambiata la
composizione dell’atmosfera terrestre. A partire dai lavori di
Joseph Fourier nel 1820, gli scienziati hanno capito che i gas in
atmosfera possono intrappolare l’energia termica ricevuta dal
Sole. Come disse Fourier, l'energia sotto forma di luce visibile
proveniente dal Sole penetra facilmente l'atmosfera per raggiungere la
superficie terrestre e scaldarla, ma il calore non può sfuggire
così facilmente verso lo spazio, poiché l'aria assorbe il
calore dei raggi invisibili (“raggi infrarossi”) che
salgono dalla superficie. L'aria riscaldata irradia una parte
dell'energia di nuovo verso la superficie, aiutandola a rimanere calda.
Questo è l'effetto che avrebbe poi preso il nome, da
un’analogia imprecisa, di “effetto serra”. Le
equazioni disponibili per gli scienziati del 19° secolo erano
ancora troppo semplificate ed i dati troppo scarsi per consentire i
calcoli accurati. Eppure la fisica era sufficientemente semplice per
dimostrare che una roccia nuda e senza atmosfera posta alla stessa
distanza della Terra dal Sole dovrebbe essere molto più fredda
di quanto la Terra sia in realtà.
|
<=Altri gas
|
Tyndall cercò di vedere se ci fosse in
realtà un gas nell'atmosfera che potesse intrappolare il calore
dei raggi solari. Nel 1859, il suo attento lavoro di laboratorio
individuò diversi gas che facevano proprio quello. Il più
importante era semplicemente il vapore acqueo (H2O). Anche il biossido
di carbonio (CO2) era efficace, sebbene l’atmosfera ne contenesse
solo alcune parti su diecimila. Proprio come un foglio di carta blocca
più luce di un’intera vasca di acqua limpida, così
la presenza in tracce di CO2 altera l'equilibrio
dell’irraggiamento del calore attraverso l'intera atmosfera.( Per
una spiegazione più completa di come l’”effetto
serra” lavora, segui il link a destra per l’articolo sui
semplici modelli di Clima.)(1) |
<=Modelli semplici
|
Speculazioni sull’effetto serra: Arrhenius e Callendar
INIZIO DELLA PAGINA |
|
Il successivo più importante scienziato che
riesaminò la questione era un altro uomo che aveva interessi a
larga banda, Svante Arrhenius di Stoccolma. Anche lui era attratto dal
grande enigma delle ere glaciali preistoriche. Nel 1896 Arrhenius
portò a termine un laborioso calcolo numerico che suggeriva che
la riduzione a metà della quantità di CO2 in atmosfera
avrebbe potuto abbassare la temperatura in Europa di circa 4-5°C,
cioè arrivare al livello di un'era glaciale. Ma questa idea
può rispondere soltanto all'enigma delle ere glaciali, qualora
grandi cambiamenti nella composizione atmosferica fossero davvero
possibili. Arrhenius per tale questione si rivolse a un collega, Arvid
Högbom. Accadde che Högbom aveva eseguito delle stime
relative alla quantità di carbonio che, nell’ambito del
ciclo del biossido di carbonio attraverso i processi geochimici
naturali, comprese le emissioni vulcaniche, veniva assorbito o
rilasciato dagli oceani. Durante il suo lavoro, gli venne una strana,
quasi incredibile nuova idea. |
<=Modelli semplici

S.
Arrhenius
|
Högbom calcolò la quantità di CO2
emessa dalle fabbriche e da altre fonti industriali. Sorprendentemente,
trovò che le attività umane avevano aggiunto CO2 in
atmosfera ad un ritmo paragonabile a quello dei processi naturali
geochimici che emettono o assorbono il gas. Il gas aggiunto non era
molto rispetto al volume di CO2 già presente nell'atmosfera: le
emissioni di CO2 emesse dalla combustione del carbone durante l'anno
1896 ne avrebbero aumentato le concentrazioni meno di una parte su
mille. Ma tali incrementi sarebbero diventati importanti se fossero
continuati sufficientemente a lungo. (2)
(Da calcoli recenti, la quantità totale di carbonio contenuta
nel carbone ed in altri depositi fossili che l'umanità
può facilmente arrivare a bruciare è circa dieci volte
superiore al contenuto totale in atmosfera). Così in futuro la
variazione di CO2 potrebbe essere non un calo da raffreddamento, ma un
incremento. Arrhenius fece un calcolo per il raddoppio della CO2 in
atmosfera, e stimò che avrebbe prodotto un aumento della
temperatura della Terra di circa 5-6°C. (3) |
|
Arrhenius non vide questo come un problema. Egli
comprese che, se l'industria avesse continuato a bruciare combustibile
con l'attuale (1896) tasso, ci sarebbero voluti forse tremila anni
perché il livello di CO2 diventasse così alto.
Högbom dubitò che sarebbe mai aumentato più di
tanto. Un contributo al calo dell'aumento è costituito dagli
oceani. Secondo un semplice calcolo, l'acqua di mare assorbirebbe i 5/6
di ogni incremento di gas. (Questo è abbastanza vero su un lungo
periodo di molte migliaia di anni, ma Högbom e Arrhenius non si
resero conto che, se il gas fosse stato emesso più rapidamente
di quanto ci si aspettava, l'assorbimento da parte degli oceani
potrebbe essere ritardato.) In ogni caso, temperature superiori di
qualche grado non sembravano una cattiva idea nella gelida Svezia. Un
altro scienziato di tutto rispetto, Walter Nernst, fantasticò
addirittura di dar fuoco a giacimenti di carbone inutilizzati al fine
di liberare deliberatamente abbastanza CO2 per scaldare il clima
terrestre. (4*) |
|
Arrhenius parlò sulla possibilità di
surriscaldamento del futuro in un impressionante articolo scientifico e
su un libro molto letto. Nel momento in cui il libro fu pubblicato, nel
1908, il tasso di combustione del carbone era già molto
più alto che nel 1896, e Arrhenius suggerì che il
riscaldamento avrebbe potuto verificarsi entro un paio di secoli,
piuttosto che in millenni. Eppure, qui come nel suo primo articolo, la
possibilità del riscaldamento in un lontano futuro era una cosa
lontana dal suo punto principale. Lui parlò solo di sfuggita,
nel corso di una discussione dettagliata, di ciò che realmente
interessava agli scienziati del suo tempo, cioè la causa delle
ere glaciali. Arrhenius non aveva ancora scoperto il riscaldamento
globale, ma solo un curioso concetto teorico. (5) |
|
Un geologo americano, TC Chamberlin, e pochi altri
avevano un interesse sulla CO2. Come, si chiedevano, viene
immagazzinato e rilasciato il gas che è coinvolto nei cicli che
riguardano i reservoir della Terra, dell’acqua di mare e dei
minerali, e anche della materia vivente, come le foreste? Chamberlin
affermò con enfasi che il livello di CO2 nell'atmosfera non deve
necessariamente rimanere lo stesso nel lungo termine. Ma questi erano
anche gli stessi scienziati che studiavano le ere glaciali ed altri
cambiamenti climatici più antichi – variazioni graduali
nel corso di milioni di anni. Climi molto diversi, come la mite era dei
dinosauri di un centinaio di milioni di anni fa, lasciavano perplessi i
geologi ma sembravano non aver nulla a che fare con le variazioni sulle
scale della vita umana. Nessuno aveva molto interesse per il futuro
riscaldamento ipotetico provocato dalle industrie umane. |
<=Modelli semplici |
Gli esperti respinsero l'ipotesi di Arrhenius
perché trovarono i suoi calcoli non plausibili per diversi
motivi. In primo luogo, egli aveva semplificato grossolanamente il
sistema climatico. Tra le altre cose, aveva omesso di considerare come
potrebbe cambiare la nuvolosità se la Terra diventasse un po'
più calda ed umida. (6)
Un’obiezione ancora più grave proveniva da una semplice
misura di laboratorio. Pochi anni dopo la pubblicazione
dell’ipotesi di Arrhenius, un altro scienziato svedese, Knut
Ångström, chiese ad un assistente di misurare il passaggio
della radiazione infrarossa attraverso un tubo riempito di anidride
carbonica. L'assistente (Herr J. Koch, un nome altrimenti sconosciuto
nella storia), introdusse complessivamente molto meno gas di quanto se
ne sarebbe dovuto trovare in una colonna d'aria estesa fino al top
dell'atmosfera. L'assistente riferì che la quantità di
radiazione che attraversava il tubo variava appena diminuendo la
quantità di gas di un terzo. A quanto pare, bastava solo una
traccia di gas a "saturare" l'assorbimento - cioè, nelle
bande spettrali dove la CO2, bloccava la radiazione, lo faceva
già così bene che un incremento della quantità di
gas non faceva una grossa differenza. (7*) |
Angstrom
|
Ancor più convincente era il fatto che anche
il vapore acqueo, che è molto più abbondante in aria
rispetto all’anidride carbonica, intercetta la radiazione
infrarossa. Negli spettrografi rudimentali dell’epoca, le bande
spettrali dei due gas erano così appiattite da sovrapporsi
interamente l'una sull'altra. Quindi, una maggiore quantità di
CO2 non avrebbe potuto incidere sulla radiazione in quelle bande
spettrali poiché il vapore acqueo, così come pure la CO2,
bloccavano già tutto. (8) |
|
Tali misure ed argomenti possedevano dei bachi
fatali. Herr Koch aveva riferito ad Ångström che
l'assorbimento non era stato ridotto oltre lo 0,4% in seguito ad una
riduzione della pressione, ma un calcolo più recente mostra che
l'assorbimento sarebbe dovuto diminuire di circa 1% - come molti
ricercatori, l'assistente confidava troppo sul proprio grado di
precisione. (8a) Ma anche se
avesse visto la variazione dell’1%, Ångström avrebbe
pensato che questo era un insignificante disturbo. Non riuscì a
capire che la logica di questo esperimento era del tutto falsa. |
|
L'effetto serra infatti funziona anche se
l'assorbimento delle radiazioni è completamente saturato nella
bassa atmosfera. La temperatura del pianeta è regolata dai
sottili strati superiori, dove la radiazione sfugge facilmente nello
spazio. Aggiungere gas a effetto serra cambia l'equilibrio. Inoltre,
anche una variazione dell'1% in questo delicato bilancio potrebbe
comportare una sensibile differenza nella temperatura superficiale del
pianeta. La logica è piuttosto semplice, una volta afferrata, ma
è necessario considerare l’atmosfera in un nuovo modo -
non come un singolo strato, come il gas nel tubo di Koch (o il vetro in
una serra), ma come un insieme di strati interagenti tra loro. (La spiegazione completa è su questo articolo sui modelli semplici: utilizzare il link a destra.) |
<=Modelli semplici
|
Di questa sottile differenza non si accorse nessuno
per molti decenni, se non altro perché quasi nessuno pensava che
valesse la pena dedicarsi allo studio dell'effetto serra. Infatti, dopo
che Ångström pubblicò le sue conclusioni nel 1900, i
pochi scienziati che avevano un interesse per la questione conclusero
che l'ipotesi di Arrhenius era stata smentita. Theoretical work on the
question stagnated for decades, and so did measurement of the level of
CO 2 in the atmosphere. I lavori teorici sulla questione stagnarono per
decenni, e così successe per le misure del livello di CO2 in
atmosfera.(9) |
=>Modelli semplici
=>La matematica della radiazione
|
Pochi scienziati dissentivano
sull’affermazione che le variazioni di CO2 potevano non avere
alcun effetto. Un fisico statunitense, EO Hulburt, rilevò nel
1931 che gli investigatori erano stati principalmente interessati a
comprendere l’intricata struttura delle bande di assorbimento
(che offerse spunti affascinanti alla nuova teoria della meccanica
quantistica) "e non ad ottenere accurati coefficienti di assorbimento."
I calcoli fatti dallo stesso Hulburt supportavano la stima di Arrhenius
che il raddoppio o il dimezzamento di CO2 avrebbe comportato un rialzo
o una diminuzione della temperatura superficiale terrestre di qualcosa
come 4°C della superficie e, quindi, "la teoria sul biossido di
carbonio delle ere glaciali ... è una teoria possibile".(10*)
Quasi nessuno notò questo articolo. Hulburt era un lavoratore
oscuro dello US Naval Research Laboratory, e pubblicò su una
rivista, Physical Review, che pochi meteorologi leggono. Il loro pensiero generale era quello indicato in lavori autorevoli, come il compendio di meteorologia
dell'American Meteorological Society del 1951: l'idea che l'incremento
di CO2 avrebbe potuto cambiare il clima "era ampiamente accettata e fu
abbandonata quando fu accertato che tutta la radiazione ad onda lunga
[che sarebbe stata] assorbita dalla CO2 era [già] assorbita dal
vapore acqueo". (11) |
<=La matematica della radiazione |
Anche se la gente aveva riconosciuto che ciò
non era del tutto vero, ci furono altri ben noti motivi per negare
qualsiasi effetto serra nel prossimo futuro. Queste ragioni
riflettevano la convinzione quasi universale che la Terra si regolava
automaticamente in un bilancio "naturale". Andando nello specifico, gli
scienziati ribadivano l'argomento plausibile che gli oceani avrebbero
assorbito gli eventuali gas in eccesso in atmosfera. L’acqua
degli oceani contiene carbonio, disciolto in essa, cinquanta volte
più di quanto non ne è contenuto nella sottile atmosfera.
Così sarebbero gli oceani a determinare la concentrazione di
equilibrio di CO2, e non sarebbe facile allontanarsi dai numeri
correnti. |
<=>L'opinione pubblica
<=Gli oceani
|
Se in qualche modo gli oceani non riucissero a
stabilizzare il sistema, la materia organica sarebbe un altro buon
candidato per garantire quello che uno scienziato definì la
"regolazione omeostatica". (12)
La quantità di carbonio in atmosfera è solo una piccola
parte di quello che è confinato non solo negli oceani, ma anche
negli alberi, nelle torbiere, e così via. Proprio come l'acqua
di mare assorbe più gas se la concentrazione cresce, così
le piante crescono più rigogliosamente respirando aria
"fertilizzata" con più anidride carbonica. Calcoli
approssimativi sembrano confermare la confortante convinzione che i
sistemi biologici starebbero stabilizzando il clima assorbendo ogni
eventuale eccedenza. In un modo o nell'altro, quindi, a prescindere da
quanto gas aggiunto dall'umanità è stato assorbito - se
non immediatamente, quindi entro un secolo o giù di lì -
l'equilibrio si sarebbe automaticamente ripristinato. Come un
rispettabile esperto affermò senza mezzi termini nel 1948, "i
meccanismi di autoregolazione del ciclo del carbonio sono in grado di
far fronte al presente flusso di carbonio di origine fossile." (13) |
<=>Biosfera
<=>Modelli semplici
|
Comunque, la teoria che le variazioni della CO2
atmosferica potrebbero cambiare il clima non è mai stata del
tutto dimenticata. Un'idea così semplice in questo ambito,
l'idea avanzata (anche se brevemente) da figure di rilievo come
Arrhenius e Chamberlin, doveva essere menzionata nei libri di testo e
negli articoli di rassegna, anche se solo per confutarla. L'ipotesi,
superata, di Arrhenius persisteva in una spettrale vita ultraterrena, e
trovò un avvocato solitario. |
|
Intorno al 1938 un ingegnere inglese, Guy Stewart
Callendar, riprese la vecchia idea. Esperto di tecnologia del vapore, a
quanto pare Callendar prese la meteorologia come un hobby per riempire
il suo tempo libero. (14) Molte
persone, guardando le storie meteorologiche dal passato, affermavano
che era in corso una tendenza al riscaldamento. Quando Callendar
analizzò le misurazioni delle temperature dal 19° secolo in
avanti, trovò che avevano ragione. Continuò a scavare e
valutare le vecchie misure di concentrazione atmosferica di CO2.
Concluse che, nel corso degli ultimi cento anni, la concentrazione del
gas era aumentata di circa il 10%. Questo aumento, affermò
Callendar, potrebbe spiegare il riscaldamento osservato. Quindi egli
comprese (forse dai calcoli di Hulburt) che, anche se la CO2 in
atmosfera aveva già assorbito tutta la radiazione termica che la
attraversava, l'aggiunta di ulteriore gas avrebbe modificato l'altezza
in atmosfera alla quale si sarebbe verificato l'assorbimento. Fatto
che, calcolò, potrebbe provocare il riscaldamento.
|
<=Tempi moderni
=>Governo
<=La matematica della radiazione
|
Per quanto riguarda il futuro, Callendar
stimò, su basi inconsistenti, che un raddoppio delle emissioni
di CO2 potrebbe gradualmente portare un incremento termico di 2°C
nei secoli futuri. Egli fece capire che avrebbe anche potuto innescarsi
una transizione a un clima più caldo e stabile (cosa che non gli
sembrò poi una prospettiva così malvagia). (15)
Ma il riscaldamento futuro era una questione marginale per Callendar.
Come tutti i suoi predecessori, lui era soprattutto interessato a
risolvere il mistero delle ere glaciali. |
<=Modelli semplici
=>Revelle's result
<=>Biosfera
= Milestone |
Le pubblicazioni di Callendar attirarono una certa
attenzione, ed i libri di testo di climatologia del 1940 e 1950
includevano normalmente un breve riferimento ai suoi studi. Ma la
maggior parte dei meteorologi considerava scarsamente credibile l'idea
di Callendar. In primo luogo, essi dubitavano che la CO2 fosse
aumentata in tutta l'atmosfera. I vecchi dati erano inaffidabili, in
quanto le misure potevano variare ad ogni cambio di vento che
trasportava le emissioni da qualche fabbrica o foresta. Già nel
19° secolo, gli scienziati avevano osservato che il livello del gas
aumentava, per esempio, nei pressi di un gregge di pecore a causa
dell’espirazione del gas, o diminuiva a Londra durante
l'inattività nelle vacanze.(16)
Se infatti CO2 era in aumento, questo avrebbe potuto essere rilevato da
un meticoloso programma che si sarebbe prolungato per decenni nel
futuro.(17*) Anche le obiezioni che
erano state sollevate contro Arrhenius avrebbero dovuto essere riviste.
Il volume immenso degli oceani non avrebbe dovuto assorbire tutta la
CO2 in eccesso? Callendar ribattè che il sottile strato di acque
superficiali oceaniche si satura velocemente, e ci sarebbero voluti
migliaia di anni perché il resto degli oceani si rivoltasse e
rimanesse completamente esposto all'aria. (18)
Ma nessuno conosceva l'effettivo tasso di turnover, e sembrava che gli
oceani avrebbero avuto il tempo di gestire qualsiasi eccesso di gas.
Secondo una stima ben nota pubblicata nel 1924, anche in assenza di
assorbimento da parte dell’oceano ci sarebbero voluti 500 anni
perché le emissioni da combustibili fossili raddoppiassero le
concentrazioni di CO2 in atmosfera. (19) |
|
C'era anche la vecchia obiezione, che molti
scienziati continuavano a trovare decisiva, che la sovrapposizione
delle bande di assorbimento di CO2 e vapore acqueo bloccava già
tutta la radiazione che queste molecole erano in grado di bloccare.
Callendar cercò di spiegare che le misure spettrali di
laboratorio erano penosamente incomplete. (20)
Raccogliendo dati osservativi sparsi, egli arguì che vi erano
parti dello spettro in cui le bande di CO2 non si sovrapponevano ad
altre bande. Alcuni scienziati trovarono questo convincente, o almeno
mantennero un atteggiamento aperto sulla questione. Ma rimase la
convinzione standard che, come riportava una pubblicazione
dell’US Weather Bureau, il mascheramento delle bande di
assorbimento della CO2 da parte del vapore acqueo era un colpo "fatale"
per la teoria delle emissioni di CO2. Pertanto, concluse questa
autorità, "era poco probabile che l’aumento della CO2 in
atmosfera potesse alterare materialmente" il bilancio radiativo. (21) |
|
Ma la cosa peggiore era che i calcoli di Callendar
sulla temperatura dovuta all’effetto serra ignoravano gran parte
della fisica del mondo reale. Ad esempio, come un critico rilevò
immediatamente, egli calcolò solo come il calore sarebbe stato
trasportato in atmosfera dalla radiazione, ignorando il fondamentale
trasporto di energia per convezione quando l'aria calda risaliva dalla
superficie (questo errore avrebbe coinvolto i calcoli ad effetto serra
nel successivo quarto di secolo). Peggio ancora, qualsiasi aumento di
temperatura avrebbe permesso all'aria di contenere più
umidità, che probabilmente avrebbe potuto significare più
nubi. Callendar ammise che il cambiamento climatico attuale avrebbe
potuto dipendere da interazioni che implicano una modifica della
copertura nuvolosa e di altri processi che nessuno scienziato del tempo
avrebbe potuto calcolare in modo affidabile. Pochi scienziati
ritenevano utile speculare su tali questioni dubbie, quando i dati
erano rudimentali e le teorie molto labili, e preferivano lasciar
perdere mantenendo la convinzione, diffusa, che l'atmosfera era un
sistema stabile che si auto-regolava automaticamente. L'idea che
l'umanità potesse alterare permanentemente il clima globale non
era considerata plausibile e non meritava l'attenzione di uno
scienziato. (22)
|
|
Gli scienziati che avevano messo da parte le idee di
Callendar avevano ragionato abbastanza bene. (Lavori successivi
mostrarono che l'aumento della temperatura fino al 1940 fu,
concordemente al pensiero dei suoi critici, causato principalmente da
una sorta di effetto naturale ciclico, e non dalle ancora relativamente
basse emissioni di CO2. E la fisica delle radiazioni e del clima era
davvero troppo poco nota in quel momento per dimostrare gli effetti
dell'aggiunta di gas.) Eppure, se Callendar sbagliò quando aveva
insistito sul fatto che poteva provare che il riscaldamento globale era
in corso, quello fu un errore fortunato.
|
|
La ricerca, per definizione, viene condotta sul
limite dell’ignoranza. LCome quasi tutti quelli descritti in
questi articoli, Callendar dovette usare l'intuizione, nonché la
logica per trarre delle conclusioni da tutta la massa oscura di dati e
teorie a sua disposizione. Come quasi tutti, trasse delle conclusioni
che mescolavano il vero con il falso, lasciando ai posteri il compito
di eliminare le parti non buone. Se lui non poteva dimostrare che il
riscaldamento globale era in corso, tuttavia aveva formulato dei motivi
per riconsiderare la questione. Dobbiamo molto al coraggio Callendar's.
Le sue affermazioni salvarono l'idea del riscaldamento globale
dall’oscurità e ponendola nel paniere delle idee
scientifiche. Non tutti respinsero le sue argomentazioni, e la loro
incertezza attrasse molto la curiosità scientifica. |
<=>Tempi moderni
|
La vendetta delle speculazioni (1950-1960) INIZIO DELLA PAGINA |
|
Il compiacente punto di vista che la CO2 prodotta
dalle attività umane non avrebbe mai potuto diventare un
problema fu rovesciato nel 1950 da una serie di costose osservazioni.
Questa fu una conseguenza della seconda guerra mondiale e della guerra
fredda, che portò una nuova urgenza a molti campi di ricerca.
Gli scienziati americani godettero di un aumento massiccio del
finanziamento pubblico, in particolare dalle agenzie militari. Gli
scienziati non pensavano di rispondere alle domande accademiche sul
clima futuro, ma di rispondere alle pressanti esigenze militari. Quasi
tutto ciò che accadeva in atmosfera e negli oceani poteva essere
importante per la sicurezza nazionale. Tra i primi prodotti,
c’erano nuovi dati sull'assorbimento della radiazione infrarossa,
un argomento di maggiore interesse per ingegneri pratici di armi che
non per i meteorologi. (23) |
<=Governo
|
I primi esperimenti che avevano inviato radiazione
in un tubo attraverso dei gas, misurandone le bande dello spettro a
pressione e temperatura del livello del mare erano stati fuorvianti. Le
bande viste al livello del mare erano in realtà costituite da
linee spettrali sovrapposte, che negli strumenti primitivi erano state
spalmate su bande larghe. Il miglioramento della fisica teorica e le
precise misurazioni di laboratorio eseguite nel 1940 e successivamente
incoraggiarono un nuovo modo di guardare l’assorbimento. Gli
scienziati erano particolarmente colpiti nello scoprire che, a bassa
pressione e temperatura, ogni banda si risolveva in un cluster di linee
ben definite, come uno steccato, con spazi tra le righe dove la
radiazione poteva passare. (24) Le
più importanti linee di assorbimento della CO2 non si
sovrapponevano esattamente alle linee del vapore acqueo. Invece di due
bande sovrapposte, c’erano due serie di linee strette con spazi
attraverso cui la radiazione poteva intrufolarsi. Così, anche se
il vapore acqueo nei bassi strati dell'atmosfera avesse bloccato
interamente tutta la radiazione che avrebbe potuto essere assorbita
dalla CO2, questo non avrebbe impedito al gas di fare la differenza
negli strati superiori, rarefatti e freddi. Questi strati contengono
comunque pochissimo vapor d'acquaE gli scienziati iniziarono a vedere
che non si poteva solo calcolare l'assorbimento della radiazione
passante attraverso l'atmosfera nel complesso, ma si doveva capire cosa
succedeva in ogni singolo strato – cosa molto più
difficile da calcolare.
|
<=Input esterni
|
I computer digitali erano ormai a portata di mano
per calcoli di questo tipo. Il fisico teorico D. Lewis Kaplan decise
che valeva la pena di sottrarre un po' di tempo da quelle che
sembravano questioni più importanti, e lavorare usando
estensivamente il calcolo numerico. Nel 1952, egli dimostrò che,
negli strati alti dell'atmosfera, l'aggiunta di più CO2
comportava un significativo cambiamento del bilancio radiativo. (25)
|
<=>La matematica della radiazione
|
Ma l’aggiunta di anidride carbonica negli
strati superiori dell'aria potrebbe modificare sensibilmente la
temperatura superficiale? Solo calcoli dettagliati e puntuali su tutto
lo spettro infrarosso e strato per strato attraverso l'atmosfera
potrebbero rispondere a questa domanda. Nel 1956, tali calcoli poterono
essere effettuati grazie alla crescente potenza dei computer digitali.
Il fisico Gilbert Plass raccolse la sfida del calcolo della
trasmissione della radiazione attraverso l'atmosfera, verificando la
possibilità che l'incremento della CO2 avrebbe potuto aumentare
l’interferenza con la radiazione infrarossa. Oltre questo
risultato qualitativo, Plass calcolò che il raddoppio del
livello [di CO2] avrebbe dovuto comportare un aumento di 3-4°C.
Assumendo che le emissioni continuassero al ritmo attuale, egli previde
che l'attività umana avrebbe dovuto aumentare la temperatura
media globale "al ritmo di 1,1°C per secolo." (26) |
<=La matematica della radiazione
=>L'opinione pubblica
|
Il calcolo, come quello di Callendar, non
considerava le possibili variazioni del vapore acqueo e delle nubi, e
in generale era troppo grezzo per convincere gli scienziati. "E 'quasi
certo," rimproverò un’autorità, "che tali dati
saranno oggetto di molte radicali revisioni". (27)
Eppure Plass aveva dimostrato un punto centrale: era un errore
trascurare l'effetto serra sulla base di argomentazioni
spettroscopiche. Egli preavvisò che il cambiamento climatico
potrebbe essere "un problema serio per le generazioni future" - anche
se soltanto tra svariati secoli. Following the usual pattern, Plass was
mainly interested in the way variations in CO2 might solve the mystery
of the ice ages. Seguendo lo schema consueto, Plass era principalmente
interessato a come le variazioni di CO2 potevano risolvere il mistero
delle ere glaciali. "Se alla fine di questo secolo la temperatura media
continuerà ad aumentare", scrisse, allora sarebbe "un fatto
consolidato" che la CO2 potrebbe causare cambiamenti climatici. (28) |
=>I risultati di Revelle
<=Governo
|
Nessuno di questi lavori conteneva l'argomentazione
secondo la quale gli oceani avrebbero assorbito prontamente quasi tutte
le emissioni di CO2 che l'umanità poteva generare. Plass
stimò che il gas aggiunto all'atmosfera sarebbe rimasto
lì per un migliaio di anni. Stime altrettanto plausibili
suggerivano che le acque superficiali degli oceani lo avrebbero
assorbito in alcuni giorni. (29)
Per fortuna, gli scienziati possono ora seguire i movimenti del
carbonio con un nuovo metodo – lo studio dell'isotopo radioattivo
del carbonio-14. Questo isotopo viene creato dai raggi cosmici
nell'alta atmosfera e quindi decade nel corso dei millenniIl carbonio
del carbone antico e del petrolio è così vecchio che in
esso manca del tutto l'isotopo radioattivo. Nel 1955, il chimico Hans
Suess riferì di aver rilevato questo carbonio di origine fossile
in atmosfera. |
<=Input esterni
<=Le datazioni al carbonio
|
La quantità [di carbonio] che Suess
misurò in atmosfera era appena l'1% [di quello combusto], una
percentuale così bassa che gli fece concludere che gli oceani
stavano effettivamente immagazzinando la maggior parte del carbonio
proveniente dalla combustione di combustibili fossili. Sarebbero dovuti
passare ancora una decina di anni prima che egli riportasse studi
più accurati, che mostravano una frazione molto più
elevata di carbonio fossile. Eppure, già nel 1955 era evidente
che i dati di Suess erano preliminari e non sicuri. La cosa importante
che lui dimostrò è che il carbonio fossile si stava
veramente mostrando nell'atmosfera. Studi più approfonditi sul
carbonio-14 avrebbero dovuto dire proprio cosa che stava accadendo al
carbonio fossile.(30) |
=>I risultati di Revelle
|
Suess studiò tale problema in collaborazione
con Roger Revelle alla Scripps Institution of Oceanography. (Alcuni
esperti sul carbonio-14 affrontarono l'argomento in modo indipendente,
raggiungendo le stesse conclusioni.) Partendo da misure sulle
quantità di isotopo trovate in aria ed in acqua di mare,
calcolarono i movimenti di CO2 (link qui sotto).
Scoprirono così che le acque superficiali dell'oceano prendevano
tipicamente una molecola di CO2 dall'atmosfera nell'arco di un decennio
o giù di lì. I dati di radiocarbonio dimostrarono inoltre
che gli oceani si “rigirano” completamente in diverse
centinaia di anni, una stima ben presto confermata dai risultati di
altri studi. (31) A prima vista, sembrava abbastanza veloce per spazzare via ogni valore di CO2 in eccesso in profondità. |
<=I risultati di Revelle
<=Gli oceani
|
Ma Revelle aveva studiato la chimica degli oceani
durante l’intera sua carriera, e sapeva che i mari non sono solo
acqua salata, ma un complesso mix di sostanze chimiche. Queste sostanze
chimiche creano un meccanismo peculiare di buffering che stabilizza
l'acidità dell'acqua di mare. Il meccanismo era noto da decenni,
ma Revelle ora si rese conto che avrebbe impedito all'acqua di
conservare tutta la CO2 in eccesso che era presente. Uno sguardo
attento dimostrò che lo strato superficiale non poteva davvero
assorbire molto gas - a malapena un decimo della quantità che un
calcolo ingenuo avrebbe potuto far prevedere. |
<=I risultati di Revelle
= Milestone
=>Internazionale
|
Un articolo supplementare sulla scoperta di Revelle
racconta in dettaglio questa storia cruciale, come esempio dettagliato
delle interazioni complesse che spesso sono presenti nelle ricerche
geofisiche. |
|
Revelle non riconobbe subito pienamente il
significato del suo lavoro. Lui fece un calcolo in cui assunse che le
industrie avrebbero emesso CO2 ad un tasso costante (come la maggior
parte delle persone dell’epoca, egli non comprendeva appieno
quanto esplosivamente la popolazione e l'industria erano in aumento).
Questo calcolo gli fornì una previsione che la concentrazione in
aria si sarebbe stabilizzata dopo un paio di secoli, con un incremento
non superiore al 40%. Revelle notò che il riscaldamento da
effetto serra "poteva diventare significativo nel corso dei decenni
futuri, se la combustione del carburante industriale avesse continuato
a crescere in modo esponenziale." Egli scrisse anche che "gli esseri
umani stanno ora effettuando un esperimento geofisico a grande scala di
un genere che non sarebbe potuto succedere nel passato, né
avrebbe potuto essere riprodotto in futuro." (32)
|
=>L'opinione pubblica
=>Governo
|
Come talora accade con le pubblicazioni
scientifiche di riferimento, scritte in fretta quando la comprensione
[del fenomeno] è appena all’inizio, la spiegazione di
Revelle era difficile da cogliere. Gli altri scienziati non riuscirono
a vedere il punto che era sepolto in modo oscuro nei calcoli, e
continuò a negare che ci fosse un problema di effetto serra. Nel
1958, quando Callendar pubblicò un documento in cui insisteva
ancora una volta che le osservazioni di CO2 mostravano un aumento
costante a partire dal 19° secolo, egli notò
l’articolo di Revelle, ma confessò ancora di non capire
perché "gli oceani non accettavano ulteriori quantità di
CO2 su qualsiasi altra scala oltre a quella nella quale li
accettavano". (33) Finalmente, nel
1959, due meteorologi in Svezia, Bert Bolin ed Erik Eriksson,
afferrarono l’idea. Spiegarono chiaramente il buffering
dell'acqua di mare - in modo così chiaro che, nel corso degli
anni successivi, alcuni scienziati citarono i lavori di Bolin ed
Eriksson per questa intuizione decisiva piuttosto che quelli di Revelle
e Suess (solo parecchio tempo dopo Revelle fu sempre citato per la
scoperta). (34) L'intuizione
centrale fu che, anche se l'acqua di mare aveva assorbito rapidamente
la CO2, la maggior parte del gas sarebbe prontamente rievaporato
tornando in aria prima che la lenta circolazione oceanica lo avesse
trascinato negli abissi. Più precisamente, la chimica
dell’aria e dell’acqua di mare avrebbero eventualmente
potuto raggiungere un equilibrio - ma per questo ci sarebbero voluti
migliaia di anni. Arrhenius non si preoccupava per i tempi scala
più brevi di quello, ma altri geoscienziati nel 1950 lo
fecero. |
|
Nel tardo 1950 alcuni scienziati americani, a
partire da Plass, timidamente iniziarono a informare il pubblico che i
gas a effetto serra avrebbero potuto diventare un problema nei secoli
immediatamente successivi. In particolare, Revelle avvertì
giornalisti e funzionari di governo che il riscaldamento a effetto
serra sarebbe potuto accadere nel prossimo futuro, fatto che meritava
attenzione. Le cose divennero più chiare quando Bolin e Eriksson
portarono a termine le analisi sulle conseguenze del loro calcolo. Essi
assunsero che la produzione industriale sarebbe salita in modo
esponenziale, e immaginarono che la CO2 atmosferica sarebbe aumentata
di circa il 25% entro il 2000. Questo era un aumento molto più
rapido di quanto mai nessuno avesse mai suggerito. Come il New York
Times riferì in una breve nota, Bolin suggerì che
l'effetto sul clima avrebbe potuto essere radicale." (34a)
Nel 1962, un allarme ancora più forte (anche se poco ascoltato)
fu lanciato dall’esperto russo di clima Mikhail Budyko. I suoi
calcoli sulla crescita esponenziale della civiltà industriale
suggerivano un drastico riscaldamento globale entro il secolo
successivo, o giù di lì. |
=>L'opinione pubblica
=>Governo
<=Modelli semplici
|
Una volta che i meteorologi capirono che
l’assorbimento oceanico era lento, ritennero possibile che i
livelli di CO2 fossero in aumento, così come Callendar insisteva
a dire. (35) Finora era solo una
possibilità, poiché le misurazioni erano tutte
discutibili. Dalla metà del 1950, i ricercatori andavano dicendo
che era importante misurare, molto più precisamente, la
concentrazione di CO2 nell'atmosfera. (36)
Un gruppo scandinavo conseguentemente creò una rete di 15
stazioni di misura nei loro Paesi. La loro unica scoperta, però,
fu un alto livello di rumore. Le loro misurazioni, a quanto pare,
oscillavano da un giorno all'altro, a seconda del passaggio di diverse
masse d'aria, con differenze tra le stazioni pari ad fattore due. Solo
molto più tardi si comprese come i loro metodi di analisi
dell’aria erano inadeguati, e responsabili di gran parte del
rumore. (37) Una delle principali
autorità sintetizzò l’opinione scientifica della
fine del 1950: "sembra quasi un compito senza speranza quello di
giungere a stime attendibili [della CO2] ... da queste misurazioni in
aree limitate. "Per sapere se il livello di gas stava cambiando, le
misurazioni avrebbero dovuto "essere contemporanee ed estese su molti
anni" in diverse località .(38)
|
|
Charles David (Dave) Keeling ebbe un’idea
diversa. Siccome condisse misurazioni locali del gas in California,
vide che sarebbe stato possibile scovare e rimuovere le fonti di
rumore. I progressi tecnici nel settore della strumentazione a raggi
infrarossi permisero il miglioramento di un ordine di grandezza
rispetto alle tecniche precedenti nelle misure dei gas come CO2. Il
loro utilizzo, però, avrebbe richiesto molte misure costose ed
estremamente meticolose, da condurre in posti lontani da disturbi. La
maggior parte degli scienziati, guardando le grandi e apparentemente
inevitabili fluttuazioni dei dati grezzi, considerarono tale precisione
irrilevante e la strumentazione troppo costosa. Ma Revelle e Suess
avevano fondi sufficienti, forniti dall'Anno Geofisico Internazionale,
per assumere Keeling al fine di misurare con precisione la CO2 nel
mondo. |
<=Input esterni
<=I fondi di Keeling
|
Un articolo supplementare racconta la storia precaria dei finanziamenti di Keeling ed il monitoraggio dei livelli di CO2: è un esempio dettagliato di come la ricerca fondamentale e le misure possano essere nutrite o morire. |
|
Il semplice obiettivo di Revelle era quello di
stabilire una sorta di "foto istantanea" di base dei valori di CO2 in
tutto il mondo, mediando sulle grandi variazioni che si aspettava di
trovare da luogo a luogo ed in momenti diversi. Dopo un paio di
decenni, qualcuno avrebbe potuto tornare, prendere un’altra
istantanea, e vedere se la concentrazione media di CO2 era aumentata.
Keeling fece molto meglio di ciò con i suoi nuovi strumenti. Con
la serie accurata di misurazioni nell’aria incontaminata
antartica e sull’alta cima del vulcano Mauna Loa alle Hawaii,
egli stabilì precisamente un livello stabile di riferimento di
CO2 nell'atmosfera. Nel 1960, con solo due anni pieni di dati antartici
in mano, Keeling affermò che questo livello di base era
aumentato. Il tasso di aumento era circa quello che ci si sarebbe
aspettati se gli oceani non avessero assorbito la maggior parte delle
emissioni industriali. (39*) |
=>Biosfera
= Pietre miliari
|
La mancanza di fondi provocò presto la
chiusura della stazione antartica, ma Keeling riuscì a mantenere
le misurazioni di Mauna Loa, con solo una breve lacuna. A mano a mano
che la serie di CO2 si allungava, diventava sempre più
impressionante, con i valori ogni anno notevolmente più alti. In
poco tempo la curva di Keeling, frastagliata ma inesorabilmente in
aumento, fu ampiamente citata dai comitati di revisione scientifica e
dai giornalisti scientifici. (40) Sia per i due scienziati che per il pubblico, [tale grafico] diventò l'icona principale dell'effetto serra.
Biossido di carbonio come la chiave per il cambiamento climatico (1960-1980) INIZIO DELLA PAGINA |
<=I fondi di Keeling
=>L'opinione pubblica
=>Governo

La curva di Keeling
|
Le nuove misure di Carbonio-14 diedero agli
scienziati solidi dati da masticare. Essi iniziarono a valutare come il
carbonio si trasforma nelle sue molteplici forme nell’aria,
nell’oceano, nei minerali, nei terreni, e nelle creature viventi.
Inserirono i propri dati in modelli semplici, dove i box
rappresentavano ciascun serbatoio di carbonio (acque superficiali
oceaniche, piante, ecc), e le frecce indicavano gli scambi di CO2 tra i
serbatoi. L'obbiettivo finale della maggior parte dei ricercatori era
quello di capire come gran parte della CO2 prodotta dai combustibili
fossili stava affondando negli oceani, o forse veniva assorbita dalla
vegetazione (vedi sopra). Ma
lungo la strada c'erano molti enigmi curiosi, che costrinsero i
ricercatori a fare domande ad esperti in settori molto distanti. |
<=Biosfera |
Durante il 1960, questi contatti tra
comunità sperimentali di ricerca quasi completamente separate
fecero incontrare parecchi ricercatori di campi diversi. Gli scienziati
che studiavano i cicli biologici di elementi come azoto e carbonio (in
genere sostenuti da interessi tipici dell'agricoltura e della
silvicoltura) furono messi in contatto con, tra gli altri, dei
geochimici (in genere nascosti in sedi accademiche come la Scripps
Institution of Oceanography di La Jolla, California). Queste
comunità emergenti che studiavano il ciclo del carbonio
iniziarono a parlare con degli scienziati atmosferici che possedevano
interessi sulla meteorologia e sulle previsioni climatiche (in genere
in laboratori finanziati dal governo, come il National Center for
Atmospheric Research a Boulder, in Colorado, o il Geophysical Fluid
Dynamics Laboratory di Princeton, New Jersey). Un esempio prezioso di
questo incrocio di interessi fu un calcolo pubblicato da parte degli
specialisti informatici di Princeton nel 1967: la prima stima
ragionevolmente solida del cambiamento globale di temperatura, che era
probabile se la quantità di CO2 nell'atmosfera fosse
raddoppiata. (41)
|
=>I Modelli (GCM - Modelli a Circolazione Generale)
<=La matematica della radiazione
|
Anche prima di questo, nel 1965, un prestigioso
gruppo di scienziati aveva suggerito con notevole lungimiranza il fatto
che "entro l'anno 2000, l'aumento delle emissioni di CO2 atmosferica
... può essere sufficiente a produrre cambiamenti climatici
misurabili e forse anche notevoli." Ma la maggior parte degli
scienziati in questo momento era poco preoccupata che la CO2 agisse nel
futuro provocando il riscaldamento globale. Essi consideravano il gas
semplicemente come una componente nel loro studio dei sistemi
biologici, oceanografici o meteorologici. (42)
La maggior parte di loro era ancorata alla vecchia ipotesi che la
geochimica terrestre era dominata dai processi stabili dei minerali,
che operano su scala planetaria nel corso di milioni di anni. Non
comprendevano facilmente quanto era sensibile l'atmosfera della Terra
nei confronti delle forze biologiche - la totalità delle forme
viventi del pianeta - per non parlare della piccola frazione di tali
attività soggetta alle azioni umane. |
<=>Climatologists
<=Biosfera
|
Gli scienziati preminenti continuarono a dubitare
che qualcuno dovesse preoccuparsi dell'effetto serra. Il veterano
esperto di clima Helmut Landsberg sottolineò, in una recensione
del 1970, che si sapeva poco su come gli esseri umani avrebbero potuto
cambiare il clima. Nel peggiore dei casi, pensò, l'aumento di
CO2 al tasso attuale potrebbe portare un aumento di temperatura di
2°C nei prossimi 400 anni, che " può essere difficilmente
definito catastrofico." (43) Nel
frattempo Hubert H. Lamb, l’eminente compilatore dei vecchi dati
climatici, scrisse che gli effetti delle emissioni di CO2 sono "dubbi
... ci sono molte incertezze". La teoria della CO2, sottolineò,
non è riuscita a rendere conto dei numerosi grandi salti che
aveva scoperto nei registri del clima dal medioevo ai giorni nostri.
Molti furono d'accordo con Lamb che la diminuzione "piuttosto
sensibile" della temperatura globale dal 1940 aveva posto in
discussione tutta la materia. (44) |
<=Tempi moderni
|
Fino a questo punto, ho descritto il nucleo
centrale della ricerca sugli effetti della CO2 sul clima - ricerca che,
prima del 1970, aveva a malapena interagito con altri soggetti. Durante
il decennio 1970, l'effetto serra diventò un tema importante in
molti campi interdisciplinari. Gli scienziati finalmente stabilirono
che un po' più della metà degli effetti delle
attività umane sul cambiamento climatico era dovuto alle
emissioni di CO2 (soprattutto da combustibili fossili, ma anche dalla
deforestazione e dalla fabbricazione del cemento). Il resto
dell’effetto era dovuto ad altri gas come il metano e ad alcuni
gas industriali, all'inquinamento atmosferico da fumo e polvere, ed ai
cambiamenti nell'uso del suolo, come la sostituzione della foresta,
scura, con le colture o deserto, che riflettevano altamente la luce
solare. Questi fattori sono discussi in altri articoli importanti (in
particolare quelli su Altri gas serra,
Aerosol e La Biosfera.)
Il resto di questo articolo copre solo gli sviluppi più direttamente connessi con lo stesso gas CO2.
|
|
La ricerca sui cambiamenti della CO2 in atmosfera
era stata, quasi per definizione, identica alla ricerca sull'effetto
serra. Ma nel tardo 1970 e inizio 1980, altri calcoli mostrarono che
anche altri gas emessi dalle attività umane intensificano
fortemente l’effetto serra – talora, a parità di
numero di molecole, decine o centinaia di volte più della CO2.
Il cambiamento climatico globale non può essere studiato
adeguatamente senza tener conto del metano, emesso da fonti naturali e
artificiali, e dei vari altri gas industriali. Tuttavia la maggior
parte degli interessi scientifici continuarono a ruotare intorno alla
CO2. |
<=Altri gas
|
Gli studi sul ciclo del carbonio proliferarono.
Uno stimolo importante fu una polemica scoppiata nei primi anni 1970,
che resistì ostinatamente alla risoluzione. Le statistiche
nazionali sull’economia produssero cifre attendibili su quanta
CO2 l'umanità immetteva in aria ogni anno grazie alla
combustione dei combustibili fossili. Le misure di incremento annuo di
Keeling e altri avevano dimostrato che meno della metà del nuovo
carbonio era stato ritrovato in atmosfera. Dov'era il resto? Gli
oceanografi calcolarono la quantità di gas assorbita dagli
oceani, mentre altri scienziati calcolarono quanto la biosfera ne aveva
preso o emesso. I numeri non tornavano: parte del carbonio era
"mancante". Chiaramente, gli scienziati non avevano capito alcune
componenti importanti relativamente al ciclo del carbonio. Guardando in
generale i cambiamenti climatici a grande scala, come quelli tra le
glaciazioni e[d i periodi interglaciali più] caldi, essi hanno
generato una serie di interazioni con il clima coinvolgendo la vita
vegetale e chimica dell'oceano. I lavori che affrontano questi temi
sono diventati sempre più complessi. |
<=Biosfera
|
Alcuni scienziati ripresero il vecchio argomento
che la fertilizzazione delle piante con un eccesso di CO2, insieme con
l'assorbimento da parte degli oceani, avrebbe impedito al livello di
gas di salire troppo bruscamente. Keeling, però, avvertì
che, entro la metà del prossimo secolo, le piante avrebbero
facilmente potuto raggiungere il loro limite nell’assunzione di
carbonio (come ogni giardiniere sa, oltre un certo limite la
fertilizzazione è inutile o addirittura dannosa). Inoltre, ci
sarebbe poi stata così tanta CO2 nelle acque superficiali
dell'oceano che gli oceani stessi non sarebbero più potuti
essere in grado di assorbire il gas in eccesso così rapidamente
come avviene attualmente. (45)
Egli continuò ad affinare e migliorare le sue misurazioni dei
livelli di CO2 in atmosfera per estrarre ulteriori informazioni. La
curva non saliva regolarmente, ma saltellava con un grande ciclo
stagionale, ed in più c’erano dei misteriosi, magici,
periodi di crescita, più veloce e più lenta. Soltanto su
un lungo periodo, diciamo un decennio, l'aumento appariva chiaramente
inesorabile, come una marea. (46)
Nel frattempo, i modelli numerici convergevano sul riscaldamento futuro
atteso a causa dell’incremento della CO2. E le temperature
globali avevano ricominciato a crescere. Fu sempre più
difficile, per gli scienziati, credere che l'effetto serra non era un
argomento di cui preoccuparsi. |
<=Tempi moderni
<=I Modelli (GCM - Modelli a Circolazione Generale)
<=Aerosols
|
Sondaggio tra i lettori: Ci dispiace
interrompere il discorso, ma è davvero importante capire come la
gente potrebbe utilizzare questa nuova forma di testo storico. Vuoi
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|
Un risultato particolarmente convincente proveniva
dai carotaggi di ghiaccio faticosamente perforato nelle coltri glaciali
della Groenlandia e dell’Antartide. I lunghi cilindri di ghiaccio
estratto dalle profondità contenevano minuscole bollicine
contenenti campioni di aria antica - per fortuna c’era questa
unica cosa sul pianeta che aveva conservata intatta la CO2. Vari gruppi
di studio tagliarono dei campioni dalle carote di ghiaccio nella
speranza di misurare le concentrazioni. Per due decenni, ogni tentativo
di dare risultati coerenti e plausibili fallì. Finalmente,
furono sviluppati metodi affidabili. Il trucco era quello di pulire
scrupolosamente un campione di ghiaccio, spaccarlo nel vuoto, e
misurare rapidamente che cosa ne usciva fuori. Nel 1980, un team
pubblicò i risultati che furono definiti, inaspettati, e
memorabili. |
<=>Cicli climatici
|
Nelle profondità dell’ultima era
glaciale, il livello di CO2 nell'atmosfera era stato fino al 50%
inferiore a quello della nostra epoca più calda. (Queste
misurazioni della Groenlandia furono successivamente messe in
discussione, ma il livello [di CO2] drasticamente più basso
durante l’era glaciale fu presto confermata da altri studi.). (47)
Successivamente, nel 1985 un team franco-sovietico di perforazione a
Vostok, nel centro dell’Antartide, produsse una carota di
ghiaccio lunga 2 km, che conteneva un tempo-record di 150.000 anni,
cioè un ciclo completo di glaciazione contenente un periodo
caldo, freddo e caldo. Scoprirono che il livello della CO2 atmosferica
era salito e sceso, in forte analogia con la temperatura. (48) |
=>Gli oceani
=>Cicli climatici
=>Internazionale
=>L'opinione pubblica
= Pietre miliari
|
La carota di Vostok, secondo le dichiarazioni di
uno dei perforatori, "cambiò la marea nella controversia sui gas
a effetto serra." (49) Almeno
aveva contribuito a far risaltare quello che uno degli esperti
chiamò “un consenso emergente sul fatto che la CO2
è una componente importante del sistema di retroazioni
[feedback] climatiche." Più in generale, aggiunse, ha mostrato
che ulteriori progressi "richiederebbero di trattare il clima ed il
ciclo del carbonio come parti di uno stesso sistema globale piuttosto
che come entità separate." (50)
Gli aumenti e le diminuzioni della temperatura erano legate in modo
complesso con cicli globali interconnessi che coinvolgevano non solo la
geochimica dei minerali della CO2 in aria e acqua marina, ma anche le
emissioni di metano, lo sviluppo e la diminuzione delle foreste e delle
torbiere, i cambiamenti nella popolazione del plancton negli oceani, ed
altre caratteristiche ancora della biosfera del pianeta. |

CO2 e temperatura
<=>Biosfera
|
Durante tutti questi decenni, pochi geologi
avevano continuato ad occuparsi della questione originale sollevata da
Tyndall e Chamberlin: le variazioni di CO2 erano state le responsabili
dei maggiori cambiamenti climatici? Queste erano oscillazioni molto
lente, della durata di decine di milioni di anni, tra ere come l'epoca
dei dinosauri, con climi di tipo estivo da polo a polo, ed ere come la
nostra, in cui le calotte di ghiaccio continentale avanzano o si
ritirano. Non c'era consenso circa le cause di queste grandi
variazioni, ed era quasi impossibile misurare in modo affidabile
l'atmosfera di molti milioni di anni fa. Tuttavia, dal 1980, gli
scienziati trovarono delle prove che i livelli di CO2 erano stati
elevati durante le grandi epoche calde del passato. |
|
Diverse linee di pensiero conversero a
sottolineare l'importanza dell'effetto serra. Per decenni, i geologi
era rimasti sconcertati da un calcolo che gli astrofisici insistevano
essere innegabile: il Sole era stato molt opiù debole quando la
Terra era giovane. Miliardi di anni fa, gli oceani sarebbero dovuti
essere completamente congelata, se non ci fossero statd concentrazioni
elevate di CO2. La teoria astrofisica mostrò che, a mano a mano
che il Sole aveva consumato il suo combustibile nucleare, era divenuto
via-via più brillante. Eppure, in qualche modo, la temperatura
della Terra era rimasta né troppo fredda né troppo calda
per sostenere la vita. L'ipotesi migliore è che la CO2 aveva
agito come un termostato per il pianeta. I vulcani avevano
presumibilmente emesso il gas in atmosfera a una velocità
abbastanza costante. Ma i processi chimici avvengono più
rapidamente a temperature più elevate, così su una Terra
più calda le rocce inglobavano la CO2 più velocemente. A
mano a mano che le rocce si erodevano, i fiumi trasportavano il terreno
nei mari, dove il carbonio poi finiva in composti depositati sul fondo
del mare. Quindi si veniva a mantenere un equilibrio
approssimativamente auto-sostenentesi tra le forze delle emissioni
vulcaniche, il riscaldamento per effetto serra, gli agenti atmosferici,
e l'assorbimento degli oceani. (51)
A dire il vero, il sistema avrebbe potuto richiedere migliaia, se non
milioni, di anni per stabilizzarsi dopo un grande disturbo. |
|
Tali grandi disturbi – anche una Terra a
“palla di neve” totalmente congelata - non erano una
fantasia di modelli ipersemplificati. I geologi mostrarono le prove
che, oltre mezzo miliardo di anni fa, gli oceani erano effettivamente
ghiacciati, se non completamente almeno in gran parte. La cosa sembrava
impossibile: come la Terra era riuscita a sfuggire a questa trappola e
riscaldarsi di nuovo? C’era almeno un modo ovvio (ma divenne
evidente solo dopo che qualcuno ci pensò, cosa che richiese
decenni). Per molte migliaia di anni, i vulcani avrebbero continuato ad
immettere CO2 nell'atmosfera, dove il gas avrebbe continuato ad
accumularsi, non potendo entrare nei mari ghiacciati. Finchè un
colossale effetto serra avrebbe potuto sciogliere i ghiacci. (52*)
Tutto questo era una speculazione, e non provava molto sui climi
più recenti. Ma aggiunse la convinzione che la CO2 era un vero
punto chiave del sistema climatico del pianeta - un sistema senza
dubbio molto stabile così come sembrava. |
=>Modelli semplici
|
Un altro disturbo inusuale sopraggiunse. La prova
fu nel rapporto del 1987 del team di Vostok sulle proprie analisi delle
carote di ghiaccio risalenti a circa 160.000 anni fa, quindi
all’interno dell'intero periodo glaciale precedente fino al
periodo caldo ancora precedente. (E il trapano era ancora solo
parzialmente giù: nel momento in cui si fermò la
perforazione, una dozzina di anni dopo, la squadra recuperò il
ghiaccio risalente a 400.000 anni fa, che aveva attraversato quattro
completi cicli glaciali.) I livelli di CO2 nel loro record scendevano
al livello minimo di 180 parti per milione nei periodi freddi e
raggiungevano i 280, mai oltre, nei periodi caldi. Ma nell’aria
sopra il ghiaccio, il livello del gas aveva raggiunto i 350 – un
valore superiore a qualunque altro visto in questa epoca geologica, e
stava ancora salendo. (53)
|
|
Livello di CO2 nell'atmosfera, 1958-2007
La curva è salita in modo
esponenziale (tranne nella metà del 1990, quando l'economia
dell'Europa orientale e dell’Unione Sovietica crollarono). La
quantità di gas aggiunto all'atmosfera raddoppiava ogni 30-35
anni. Si vedano i risultati più recenti nel programma sulla CO2 di Scripps.
Scripps Institution of Oceanography, riprodotta con autorizzazione.
|
Dopo il 1988 INIZIO DELLA PAGINA |
=>Dopo il 1988 |
Durante il 1990, ulteriori misure con le carote di
ghiaccio indicarono che, durante i periodi glaciali passati, le
variazioni di temperatura avevano preceduto i cambiamenti di CO2 di
diversi secoli. Alcuni scienziati dubitarono che le date potessero
essere misurate in modo preciso, ma non appena furono estratte carote
migliori, i dati indicarono sempre più un ritardo temporale.
Questo fatto sorprese e confuse molti. Se le variazioni di CO2 erano in
ritardo rispetto a quelle di temperatura (e così pure per il
metano, un altro gas a effetto serra misurato nelle carote di
ghiaccio), non contraddiceva forse la teoria del riscaldamento globale
per effetto serra? Ma in realtà il ritardo non fu una buona
notizia. |
<=Cicli climatici
|
Sembrava che gli incrementi o le diminuzioni dei
livelli di biossido di carbonio non avessero avviato i cicli glaciali.
In realtà, la maggioranza degli scienziati aveva abbandonato da
tempo questa ipotesi. Nel 1960, studi approfonditi avevano dimostrato
che minuscole variazioni nell’orbita del nostro pianeta attorno
al Sole (chiamate "cicli di Milankovitch") si accordavano con una
precisione sorprendente con le tempistiche delle glaciazioni. La
quantità di radiazione solare in arrivo ad una determinata
latitudine e in una data stagione varia in modo prevedibile nel corso
dei millenni. Come alcuni avevano sottolineato fin dal 19° secolo,
in tempi in cui la radiazione del Sole era maggiore alle latitudini
settentrionali, neve e ghiaccio marino non rimanevano troppo a lungo in
primavera; senza neve, la terra scura e l'acqua di mare avrebbero
assorbito più radiazione solare, e sarebbero diventate
più calde. Tuttavia, i calcoli dimostrarono che questo piccolo
effetto avrebbe dovuto provocare non più di un piccolo
riscaldamento a scala regionale. Come potrebbe, un cambiamento quasi
impercettibile dell’angolo di arrivo della radiazione solare,
causare la formazione o la fusione di un’intera coltre
continentale di ghiaccio? |
Si veda la discussione completa nell'articolo sui
<=Cicli climatici
|
Le nuove carote di ghiaccio suggerirono che un
potente feedback aveva amplificato le variazioni della radiazione
solare. Il fatto fondamentale è che un lieve riscaldamento
provocherebbe un leggero aumento delle concentrazioni dei gas a effetto
serra. Da un lato, gli oceani più caldi evaporerebbero
più gas. Dall’altro, non appena la vasta tundra artica si
scalda, le torbiere emetterebbero più CO2 e metano. L'effetto
serra di questi gas farebbe aumentare un po’ di più la
temperatura, il che favorirebbe un ulteriore aumento delle emissioni di
gas, che favorirebbe ... e così via, trascinando il pianeta,
passo dopo passo, verso un periodo caldo. Molte migliaia di anni
più tardi, il processo si invertirebbe, quando la radiazione
solare che giunge sulle latitudini chiave si indebolisce. Paludi e
oceani assorbirebbero i gas serra, le coltri glaciali si
ricostruirebbero, e il pianeta scivolerebbe indietro di nuovo in un'era
glaciale. Questo finalmente spiegherebbe come piccoli spostamenti
dell’orbita della Terra potrebbero stabilire il calendario delle
enormi oscillazioni dei cicli glaciali. |
=>Cicli climatici
|
O, fatto ancora più inquietante, come un
cambiamento nel livello dei gas iniziato dall'umanità potrebbe
amplificarsi attraverso un ciclo di feedback sulla temperatura. Nelle
antiche glaciazioni avvenne il contrario della nostra situazione
attuale, in cui l'umanità ha avviato il cambiamento aggiungendo
gas serra. Dato che il livello del gas è aumentato, la
temperatura si alzerà con un ritardo temporale - anche se solo
di pochi decenni, non secoli, poiché i ratei di variazione sono,
oggi, enormemente più rapidi degli spostamenti orbitali che
portarono alle ere glaciali. |
|
C'erano molti modi nei quali la temperatura o altre
caratteristiche del clima potrebbero influenzare il livello di biossido
di carbonio, in un modo o nell'altro. Forse le variazioni di
temperatura e di altre variabili meteorologiche forzarono la
vegetazione terrestre a liberare, o ad assorbire, più CO2 ...
forse gli oceani furono stravolti con cambiamenti enormi nella loro
circolazione o copertura glaciale... o cambiamenti nel loro contenuto
di plancton CO2-assorbente, che fiorisce o cala nella misura in cui
essi sono stati fertilizzati da minerali trasportati dai venti
polverosi, dai fiumi, e dalle risorgive [upwelling] dell’oceano,
ognuno dei quali potrebbe cambiare con il clima ... o forse ci sono
stati effetti ancor più complicati ed oscuri. Nel 21°
secolo, gli scienziati trovarono nuovi modi in cui il riscaldamento
potrebbe spingere più gas in atmosfera. Come uno di loro disse,
"è difficile spiegare la scomparsa delle coltri di ghiaccio
senza l’aggiunta di riscaldamento da parte della CO2 ... questo
gas ha ucciso le coltri glaciali in passato e potrebbe farlo di nuovo." (54) |
<=Biosfera
<=Gli oceani
|
Un punto chiave spiccava. Il ciclo del carbonio
attraverso i sistemi viventi non è qualcosa con cui si poteva
scherzare. Nella rete dei feedback esistenti nel sistema climatico, CO2
era il principale motore. Questo non provava, di per sé, che
l'effetto serra era il responsabile del riscaldamento visto nel 20°
secolo, e non spiegava quanto riscaldamento potrebbe portare in futuro
l'aumento della CO2. Quello che ormai era chiaro senza ombra di dubbio
era che l'effetto serra sarebbe dovuto essere stato preso molto sul
serio. (55) |
=>Cicli climatici
=>Biosfera
<=>Modelli semplici
|
Alla fine del 20° secolo c’erano una
dozzina di gruppi di tutto il mondo che usavano il computer per
integrare ogni progresso osservativo o teorico. All’arrivo del
21° secolo, il crescente consenso tra gruppi rivali, e la
consistenza dei risultati dei loro modelli con diversi tipi di
osservazioni, è diventata convincente in modo schiacciante. A
stento ogni stimabile esperto mette in dubbio che la CO2 e gli altri
gas serra sono stati almeno parzialmente i responsabili del
riscaldamento senza precedenti osservato in tutto il mondo a partire
dal 1980. Un ultimo chiodo sulla bara degli scettici è arrivato
nel 2005, quando un gruppo paragonò i calcoli del computer con
le misurazioni a lungo termine delle temperature nei bacini oceanici
del mondo (era non nell'aria, ma negli immensi oceani, dopo tutto, che
la maggior parte di tutto il calore si sarebbe presto diretto). In ogni
bacino oceanico separatamente, essi [i modelli] hanno mostrato una
buona corrispondenza tra le osservazioni delle temperature a
particolari profondità, ed i calcoli di dove l'effetto serra
avrebbe dovuto apparire. Questo era una prova parlante del fatto che i
modelli informatici sono sulla strada giusta. Nient’altro che i
gas a effetto serra avrebbe potuto produrre il riscaldamento osservato
negli oceani - e le altre variazioni che ora sono evidenti in molte
parti del mondo, come previsto. |
<=>I Modelli (GCM - Modelli a Circolazione Generale)
|
I calcoli mostrarono un mancato bilancio
[energetico]. La Terra stava attualmente ricevendo dal Sole quasi un
watt per metro quadrato in più di quanto non reirradiava nello
spazio, come media sull’intera superficie del pianeta. Questa
energia era sufficiente a causare effetti veramente gravi, se tale
effetto fosse continuato. James Hansen, leader di uno degli studi,
chiamò questo la prova "pistola fumante" del riscaldamento da
effetto serra. (56) |
|
Eppure, in mezzo a tutte le incertezze su come i
cicli del carbonio operavano, quanto ci si poteva fidare dei modelli
numerici? Gli scienziati sono più propensi a credere a qualcosa
se sono in grado di confermarla con una linea del tutto indipendente di
prove, preferibilmente da qualcosa a cui nessuno aveva guardato prima.
Proprio evidenze nuove di questo tipo si presentarono nel 1990, grazie
ad un'alleanza imprevista tra paleontologia e fisiologia vegetale.
Studi su specie vegetali che erano cambiate poco a partire
dall’avvento dei dinosauri (la magnolia su tutte) mostrarono che,
quando erano esposte ad un alto livello di CO2, la struttura delle loro
foglie cambiava. Foglie fossili antiche mostravano proprio queste
modifiche. Diversi tipi di studi chimici confermarono che il livello
del gas era oscillato ampiamente nelle ere geologiche, ed anche la
temperatura. |
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Alla fine, i geochimici ed i loro alleati riuscirono
ad ottenere dei numeri per la “sensibilità
climatica” nelle epoche antiche, cioè la risposta della
temperatura ad un aumento del livello di CO2. Nel corso di centinaia di
milioni di anni, un raddoppio del livello del gas si era sempre
accompagnato ad un aumento della temperatura di tre gradi, più o
meno un paio di gradi. Questo si accordava quasi esattamente con i
numeri provenienti da molti studi [di modelli] numerici.
|
=>I Modelli (GCM - Modelli a Circolazione Generale)
<=Cicli climatici
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Fu bello vedere che i modelli non avevano mancato
qualcosa di enorme. Sembrava scarsa la possibilità di un
catastrofico effetto serra galoppante. Fu meno rassicurante vedere
com’era il clima in certi tempi antichi quando la CO2 era rimasta
su livelli elevati - livelli che l'umanità potrebbe raggiungere,
se bruciasse tutto il petrolio e carbone disponibile. La Terra era in
sostanza un altro pianeta, con foreste tropicali vicino ai poli ed un
livello del mare un centinaio di metri più alto di oggi. E, come
molti scienziati hanno sottolineato, le emissioni incontrollate
sembravano destinate a provocare non solo "un riscaldamento senza
precedenti negli ultimi milioni di anni," ma cambiamenti "molto
più veloci di quanto precedentemente sperimentato dagli
ecosistemi naturali ..." (57)
|
|
In mezzo a tutte queste scoperte, Keeling ed altri
avevano continuato a monitorare e analizzare i cambiamenti in corso nei
livelli della CO2 atmosferica. Dal 1980, un programma di cooperazione
internazionale aveva misurato il gas presso le stazioni di terra di
tutto il mondo e lungo le rotte marittime. L’andamento di base
continuava ad aumentare minacciosamente, ma non in modo continuo. Vi
erano anni in cui l'atmosfera del mondo aveva guadagnato un miliardo di
tonnellate metriche del gas, ed altri anni in cui ne aveva guadagnate
oltre sei miliardi. Quanto avevano inciso sul tasso di aumento i
cambiamenti nelle industrie del mondo e nelle pratiche agricole? Le
statistiche economiche permisero una buona stima di quanto gas
l'umanità emetteva bruciando combustibili fossili – e,
fatto anche di una certa importanza, nella fabbricazione di cemento -
ma gli effetti della deforestazione e degli altri cambiamenti
nell’uso dei terreni non erano così facili da
valutare. |
|
Oltre a ciò, quanto la variazione del livello
di CO2 si rifletteva sui cambiamenti nella crescita o
nell’impoverimento delle piante, forse correlate ad alcune
fluttuazioni negli oceani o nel[la radiazione del] Sole? Che cosa si
potrebbe imparare dal modo in cui la curva reagisce ai cambiamenti
climatici temporanei causati da El Niño, alle eruzioni
vulcaniche, e così via? (58)
Ulteriori indizi provennero dalle misure condotte in tutto il mondo di
altri gas biologicamente attivi, in particolare l'ossigeno (le
difficili tecniche per misurarne le variazioni furono sviluppare in
modo pionieristico dal figlio di Keeling, Ralph Keeling). (59)
La maggior parte del carbonio "scomparso" fu finalmente localizzato,
con una precisione in graduale aumento, nella rapida evoluzione delle
foreste, del suolo, e degli altri serbatoi biologici. |
<=>Biosfera
|
Nel frattempo, il livello di CO2 nell'aria
continuava ad aumentare, anzi lo faceva più rapidamente di
quanto chiunque avesse previsto. Fin dalla fine del 1950, un numero
crescente di esperti aveva affermato che gli effetti sul clima
sarebbero diventati ben visibile intorno al 2000. Avevano ragione. Non
appena è iniziato il 21° secolo, non solo la temperatura
globale è aumentata in un modo mai visto prima, ma la prova sul
campo ha mostrato che gli attesi feedback stavano sfondando. Le piante
del mondo stavano respirando più CO2, ma molti ecosistemi erano
sotto stress e la loro capacità di assorbire stava svanendo. Gli
oceani più caldi stavano assorbendo meno CO2 e del gas era stato
visto gorgogliare dalla tundra artica. (60)
In conclusione, il riscaldamento globale sta guidando
l’incremento delle emissioni di gas serra, che porterebbe a un
maggiore riscaldamento... e così via. Inoltre, come previsto, il
mondo stava cominciando a soffrire peggiori ondate di calore,
siccità, alluvioni e tempeste violente, mentre il livello del
mare si sta alzando e importanti ecosistemi cominciano a mostrare segni
di stress. (Si veda l’articolo sugli impatti). Per gli scienziati, come uno di loro disse: "Vedere le loro previsioni avverarsi è stata un'esperienza terrificante." (61)
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<=Biosfera
=>Tempi moderni
=>Cicli climatici
|
Una cosa ancora più preoccupante era che gli
scienziati erano proprio ora alle prese con le conseguenze di un fatto
già noto da decenni: il sistema climatico ha dei ritardi innati.
Anche se le emissioni umane di CO2 magicamente scendessero a zero, il
gas già presente nell’aria vi rimarrebbe per molti secoli,
intrappolando il calore. Le temperature del globo avrebbero continuato
a salire fino a quando gli strati profondi dell'oceano non avessero
raggiunto l'equilibrio termico con l'aria riscaldata, ed i sistemi
biologici non avessero finito di adattarsi alle nuove condizioni, e le
calotte artiche fuse non fossero ritornate al loro equilibrio.
Qualunque cosa noi avessimo fatto oggi, l'umanità si è
già impegnata ad avere secoli di cambiamenti meteorologici e di
livelli del mare in aumento. (62*) E invece le emissioni di gas ad effetto serra, ben lungi dal fermarsi, stanno impennandosi ad un ritmo accelerato. |
|
La fisica e la chimica di base dei problemi
sollevati da Tyndall sono ormai ben comprese. Ci sono calcoli
attendibili degli effetti diretti della CO2 sulla radiazione, di come
il gas si discioglie nell’acqua di mare, e di altri fenomeni
fisici. Gli ulteriori progressi si concentreranno sulla comprensione
delle interazioni complesse di tutto il sistema planetario, e in
particolare le interazioni con le creature viventi. Le creature che
contano maggiormente sono gli esseri umani. Il clima di un secolo,
quindi, dipenderebbe principalmente da ciò che hanno scelto di
fare per quanto riguarda le loro emissioni. |
|
Se il pianeta si dovesse riscaldare di parecchi
gradi nel corso del 21° secolo, cosa che ormai i paleontologi ed i
modellisti al computer concordano essere probabile, quali sarebbero le
conseguenze? Questo è il nuovo punto focale di gran parte della
ricerca. Studi approfonditi hanno dimostrato che le conseguenze di un
aumento di soli due gradi potrebbero essere gravi in molte parti del
mondo - e la probabilità che tale aumento si verifichi entro la
fine del 21° secolo è maggiore di quella che non si
verifichi, anche se i governi, per il pericolo, si svegliassero e
cominciassero a limitare le emissioni dei gas serra. E se non dovessero
agire prontamente e con forza per arrestare le emissioni? È
ancora più evidente che, entro la fine del secolo, ci troveremmo
ad affrontare un collasso catastrofico e senza precedenti di molti
degli ecosistemi dai quali dipende la nostra civiltà. |
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Si veda il riassunto degli attesi impatti del riscaldamento globale |
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ARTICOLI CORRELATI:
— Home
Variazioni climatiche rapide
Impatti del riscaldamento globale
I moderni trend della temperatura
Modelli semplici di Clima
Articoli supplementari:
Altri gas serra
La scoperta di Roger Revelle
1. Tyndall (1861).
BACK
2. Högbom (1894) ;
l'essenziale è riportato da Arrhenius (1896), pp. 269-73; si veda anche Berner (1995); per ulteriori basi, si veda Arrhenius (1997).
BACK
3. Egli svolse anche calcoli per crescite di 1.5-, 2.5- e 3-volte.
Arrhenius (1896), 266; si veda Crawford
(1996), cap. 10; Crawford (1997); ristampato con ulteriori articoli in Rodhe and Charlson (1998).
BACK
4. Nernst notò anche che più CO2 avrebbe fertilizzato le coltivazioni. James Franck, intervistato da Thomas Kuhn,
p. 6, Archivio de History of Quantum Physics, copie di AIP e altri archivi.
BACK
5. Arrhenius (1896); calcoli revisionati, trovando un effetto un po' inferiore, furono svolti in Arrhenius (1901) ; divulgazione: Arrhenius (1908), cap. 2.
BACK
6. La seguente discussione circa
nel 1960 è riportata con alcune variazioni da un lavoro
pubblicato che include ulteriori discussioni e riferimenti, Weart (1997). BACK
7. Ångström (1900).
BACK
8. Ångström (1900),
pp. 731-32; Abbot and Fowle (1908), pp. 172-73;
per gli spettrografi, Weber and Randall (1932).
BACK
8a. Koch aveva solo una
termocoppia per misurare per misurare il calore attraverso l'intero
spettro infrarosso. Egli riportò accuratamente che
circa il 10% della radiazione emessa da un corpo nero a 100°C era
assorbita nel suo tubo, e che a pressioni inferiori ne era
assorbito al massimo il 9,6%, mentre in realtà doveva
essere circa il 9%. Per i calcoli recenti ringrazio Raymond T.
Pierrehumbert. BACK
9. Fleming (2000), p.
301; per misure precedenti e ulteriori basi e riferimenti, si veda Mudge (1997). Le argomentazioni di Ångström furono
immediatamente accettate: per esempio, Monthly Weather
Review (1901). Un esperto che trascurò la CO2 a causa della saturazione fu Humphreys (1913),
pp. 134-35, anche se, pur negando che il raddoppio del contenuto in
atmosfera avrebbe "inciso maggiormente sulla quantità totale di
radiazione realmente assorbita," notò che avrebbe "influenzato
la distribuzione verticale o il luogo dell'assorbimento", Humphreys (1920), p. 58; sulla saturazione della CO2,
Schaefer (1905), p. 104
BACK
10. Hulburt (1931), citazione p.
1876; si noti anche Simpson (1928), che trovò che CO2 apportava una correzione — ma solo molto piccola — all'assorbimento del vapore acqueo.
BACK
11. Brooks (1951), p. 1016.
BACK
12. Redfield (1958), 221. Gli elementi atmosferici che studiò furono l'ossigeno ed altri gas elementari, non il carbonio.
BACK
13. Hutchinson (1948), quote
p. 228; si veda anche Hutchinson (1954), 389-90; un altro esempio:
Eriksson and Welander (1956), 155.
BACK
14. (Obituary) (1965);
Fleming (2007b). BACK
15. Callendar (1938); si veda anche Callendar (1940); Callendar
(1939); Callendar (1949).
BACK
16. Per la bibliografia sulle misurazioni di CO2 e sulle idee nel 1951, si veda Stepanova (1952); navi: Woodman
(1904); critiche: Slocum (1955); Fonselius
et al. (1956); tuttavia, alcuni elementi di prova per un graduale aumento furono riassunti da Junge (1958); le misure furono recensite da
Bolin (1972); From and Keeling (1986). BACK
17. Ad esempio, "potrebbero richiedere un
periodo di raccolta [dati] di molti decenni per individuare le tendenze
reali", secondo Eriksson and Welander
(1956).
BACK
18. Callendar (1940).
BACK
19. Lotka (1924).
BACK
20. Callendar (1941).
BACK
21. Russell (1941), 94.
BACK
22. Critiche: G.C. Simpson. Per ulteriori discussioni e riferimenti, si veda Fleming (2007b); Weart (1997). BACK
23. Questa sezione è condensata da uno studio più dettagliato pubblicato, Weart (1997).
BACK
24. Martin and Baker (1932); per la revisione, si veda Smith et al. (1968), pp. 476-483.
BACK
25. Kaplan (1952); per gli altri lavoratori si veda, ad esempio, Möller (1951), pp. 46-47.
BACK
26. Plass (1956); si veda anche Plass (1956).
BACK
27. Rossby (1959), p. 14; la critica principale era Kaplan (1960).
BACK
28. Plass (1956), citato a 306, 311, 315, 316; si veda anche Plass (1959); Plass (1956); Plass (1956).
BACK
29. Plass (1956); Dingle (1954).
BACK
30. Suess (1955); si veda anche Suess (1953); una conferma: Münnich (1957); Revisione: Houtermans et al. (1967), si veda p. 68.
BACK
31. Revelle and Suess (1957);
Craig (1957); Arnold and Anderson
(1957).
BACK
32. Revelle and Suess (1957),
pp. 18-20, 26.
BACK
33. Callendar (1958),
p. 246. Qui Callendar è stato uno di quelli che prese in fretta
la frase di Revelle "esperimento geofisico". Una negazione tipica di
ogni problema futuro di effetto serra fu Bray (1959), si veda p. 228. BACK
34. Bolin and Eriksson (1959);
esempio di articolo che cita Bolin & Eriksson ma non Revelle: Mitchell (1961), p. 243; revisione che li cita: Skirrow (1965), pp. 282-84, 308. BACK
34a. Meeting della National Academy of
Sciences descritto in "Experts Discuss Monsters of the Sea,"
New York Times, April 28, 1959; i miei ringraziamenti a Richard Somerville
per avermelo indicato. BACK
35. Ad esempio, Mitchell (1961).
BACK
36. Eriksson (1954).
BACK
37. Fonselius et al. (1955); Fonselius et al. (1956); perr critiche, si veda From and Keeling (1986), p. 88, e per la storia generale delle misure di CO2; anche Keeling
(1998), p. 43.
BACK
38. Rossby (1959), p. 15; è una traduzione di Rossby (1956).
BACK
39. L'articolo descrive anche il ciclo stagionale delle emissioni di CO2. Keeling (1960);
nel 1970, si trovò che l'aumento del 1959-1960 era
stato esagerato per un inusuale rilascio naturale del gas
correlato ad un evento di El Niño. Keeling (1998);
per la storia, si veda anche Keeling (1978).
BACK
40. Per esempio, nel rapporto di riferimento"SMIC",
Wilson and Matthews (1971), p. 234.
BACK
41. Manabe and Wetherald
(1967).
BACK
42. President's Science Advisory
Committee (1965); Hart and Victor (1993),
passim. BACK
43. Landsberg (1970).
BACK
44. Lamb (1969), p. 245.
BACK
45. La pressione parziale della CO2 in acqua di mare potrebbe crescere e il buffering chimica potrebbe cambiare. Keeling (1973), p. 291.
BACK
46. Per esempio, Keeling et al. (1976).
BACK
47. Berner et al. (1980); Delmas et al. (1980); Neftel et al.
(1982); Shackleton et al. (1983).
BACK
48. Lorius et al. (1985); si veda anche Barnola et al. (1987); Genthon
et al. (1987).
BACK
49. Mayewski and White
(2002), pp. 39, 77.
BACK
50. Sundquist (1987).
BACK
51. Walker et al. (1981).
BACK
52. Inoltre, la scoperta nel tardo 1970
che la vita è presente in sorgenti calde nelle profondità
dell'oceano mostrò che la registrazione continua di fossili di
vita marina non esclude la possibilità che gli oceani furono
congelati. Gli studi includono Berner et al. (1983);
Kasting and Ackerman (1986); per revisione, Crowley and North (1991); più recentemente, Hoffmann et al. (1998); la frase "Terra a palla di neve - snowball Earth" fu coniata da Joseph Kirschvink Kirschvink (1992); precedentemente
Manabe la chiamò "Terra bianca - White Earth" come riporta Gleick
(1987), p. 332; per riferimenti e discussioni a livello popolare, si veda Ward
and Brownlee (2000). BACK
53. Genthon et al. (1987);
Petit et al. (1999). BACK
54. Severinghaus
(2009), con una buona discussione su alcuni effetti di amplificazione. BACK
55. Petit et al. (1999);
IPCC (2001), p. 202; Lorius et
al. (1990); Pälike et al. (2006) (rilevazione del feedback del ciclo del carbonio nel corso di milioni di anni). BACK
56. Barnett et al. (2005);
Hansen et al. (2005). BACK
57. Una revisione recente: Royer
et al. (2007). Tra molti riferimenti: Berner
(1991) (geochimica); Cerling (1991) (carbonio nel suolo); McElwain and Chaloner (1995) (foglie);
Royer et al. (2001). Riferimento: Hoffert
and Covey (1992), p. 576. BACK
58. Keeling (1998).
BACK
59. Keeling et
al. (1993); Keeling et al. (1996). BACK
60. Canadell et
al.(2007). BACK
61. Michael Oppenheimer alla conferenza sui cambiamenti climatici alla Fordham University, New York, Jan. 25, 2008.
BACK
62. Matthews and
Caldeira (2008); Schmittner et al. (2008);
James Hansen, articolo in bozza circolato privatamente sull'"Effetto
Charney" (2007). "Sono stato colpito dal fatto che il riscaldamento
continua ancora a lungo anche dopo che le emissioni sono diminuite",
affermò Schmittner, citato da Juliet Eilperin, "Nuovi studi
affermano che le emissioni di carbonio devono azzerarsi per evitare
pericoli", Washington Post, 10 Marzo, 2008.
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